Intossicazione da Paracetamolo

Intossicazione da Paracetamolo (Tachipirina) nel Gatto: rischi, sintomi e cosa fare subito

Il paracetamolo (nome commerciale molto diffuso in Italia: Tachipirina) è uno dei farmaci più usati negli esseri umani, ma per i gatti può essere estremamente tossico anche in quantità molto ridotte. Nel mio lavoro quotidiano di veterinario mi capita spesso di vedere proprietari che, in buona fede, somministrano un farmaco da banco nella speranza di alleviare un dolore o una febbre del proprio animale. Purtroppo, per i gatti questo gesto può trasformarsi in un’emergenza grave e potenzialmente letale.

Perché il paracetamolo è così pericoloso per i gatti

A differenza dell’uomo e di molti altri animali, il gatto possiede una capacità molto limitata di metabolizzare il paracetamolo tramite la glucuronidazione, una delle principali vie di detossificazione del fegato. Questa carenza porta all’accumulo di metaboliti tossici come il NAPQI, responsabili di:

  • metemoglobinemia (l’emoglobina non riesce più a trasportare ossigeno),
  • anemia emolitica con formazione di Heinz bodies,
  • danno epatico acuto.

Per questo motivo non esiste una dose considerata “sicura”: anche piccole quantità possono causare avvelenamento.

Come avviene l’intossicazione

I casi più frequenti nascono da:

  • somministrazione volontaria da parte del proprietario,
  • ingestione accidentale di compresse lasciate incustodite,
  • leccamento di gocce o sciroppi caduti a terra.

Ricorda: ciò che è innocuo per noi può essere pericolosissimo per un gatto.

Sintomi dell’intossicazione da paracetamolo

I segni clinici possono comparire entro 1–4 ore dall’ingestione e peggiorare rapidamente. I più comuni sono:

Segni precoci

  • Depressione, letargia, inappetenza
  • Vomito
  • Cianosi: gengive, mucose e lingua assumono una colorazione blu-grigiastra
  • Edema del muso e delle zampe, con gonfiore evidente della faccia
  • Respirazione difficoltosa
  • Urine scure o rossastre

Segni tardivi (24–72 ore)

  • Ittero
  • Grave anemia
  • Insufficienza epatica
  • Collasso

La comparsa di mucose blu o marroni è un segnale di allarme massimo e richiede un intervento immediato.

Cosa fare subito se sospetti un’ingestione

Il tempo è un fattore determinante per la prognosi. Segui questi passaggi:

  • Chiama immediatamente il veterinario o un centro antiveleni veterinario.
  • Non attendere i sintomi: se pensi che il gatto abbia ingerito una compressa, agisci subito.
  • Non indurre il vomito senza indicazione professionale: nei gatti non è sempre sicuro.
  • Porta con te la confezione del farmaco per identificare dose e principio attivo.

Come si tratta il gatto avvelenato da paracetamolo

La terapia è una vera e propria emergenza veterinaria.

1. Decontaminazione (quando possibile)

Se l’ingestione è molto recente, il veterinario può somministrare carbone attivo per ridurre l’assorbimento.

2. Antidoto: N-acetilcisteina (NAC)

La N-acetilcisteina è l’antidoto specifico e agisce ripristinando il glutatione, fondamentale per neutralizzare i metaboliti tossici.

Il protocollo più utilizzato in medicina veterinaria prevede:

  • Dose di carico: 140 mg/kg
  • Dosi successive: 70 mg/kg ogni 4–6 ore, per diverse somministrazioni

La somministrazione viene effettuata per via orale o endovenosa a seconda delle condizioni cliniche.

3. Terapia di supporto

  • Ossigenoterapia
  • Fluidoterapia endovenosa
  • Trasfusioni se l’anemia è grave
  • Monitoraggio di parametri ematici, funzionalità epatica e renale
  • Eventuali antiossidanti coadiuvanti (es. vitamina C), sempre a discrezione del veterinario

Complicanze possibili

Anche con terapia, possono verificarsi:

  • grave anemia emolitica,
  • insufficienza epatica,
  • danno renale secondario,
  • necessità di ricovero prolungato,
  • nei casi più gravi, morte.

La rapidità del trattamento è cruciale: i gatti curati nelle prime ore hanno una prognosi nettamente migliore.

Come prevenire l’avvelenamento

  • Conserva sempre i farmaci umani fuori dalla portata di animali e bambini.
  • Non dare mai paracetamolo, ibuprofene, aspirina o altri analgesici umani al tuo gatto.
  • In caso di dubbio, chiedi al veterinario: ci sono farmaci sicuri, ma solo se prescritti correttamente.

Approfondimento per lettori più esigenti: cos’è il NAPQI

Il NAPQI (N-acetil-p-benzochinone imina) è il principale metabolita tossico del paracetamolo.

Come si forma

Il paracetamolo viene normalmente metabolizzato tramite:

  • Glucuronidazione
  • Solfatazione

Nel gatto queste vie sono poco efficaci. Una parte del farmaco viene quindi metabolizzata dagli enzimi del citocromo P450, generando NAPQI, una molecola altamente reattiva.

Perché è tossico

Il NAPQI è un ossidante molto potente che:

  • consuma le riserve cellulari di glutatione,
  • danneggia direttamente le cellule epatiche legandosi alle loro proteine,
  • ossida l’emoglobina in metemoglobina, incapace di trasportare ossigeno,
  • favorisce la formazione di corpi di Heinz, responsabili di anemia emolitica.

Il ruolo dell’antidoto

L’antidoto N-acetilcisteina funziona proprio perché rifornisce il glutatione, che neutralizza il NAPQI evitando che provochi danni estesi.

Conclusione

L’intossicazione da paracetamolo nel gatto è un problema serio e frequente, ma totalmente evitabile. La regola d’oro è semplice: mai somministrare farmaci umani ai gatti senza prescrizione veterinaria. Se sospetti che il tuo gatto abbia ingerito paracetamolo, agisci subito: ogni minuto conta.